Tecnologia diagnostica e osservazione umana

La tecnologia al servizio della salute degli occhi è sempre stata la mia passione. Alle macchine chiedo risposte, ma le parole che uso con i miei pazienti non hanno nulla di meccanico.

Ascoltare prima di tutto

Un occhio può essere osservato. Ma non basta. Per me è necessario ascoltare l’occhio, attraverso le parole del paziente. I dubbi, le paure, i timori sono importanti, perché solo riducendoli è possibile stabilire una terapia chiara e condivisa. La salute è anche una parola.

Chi sono

Parliamo degli occhi. Per vederci chiaro.

La qualità principale di un oculista, come di qualsiasi clinico, è quella di poter entrare in empatia con i propri pazienti, sin dalla prima visita. Non basta la preparazione scientifica e medica, che è necessaria e quindi imprescindibile. Non serve avere la dotazione tecnologica e padroneggiarla alla perfezione, perché le macchine non sono umane. E non è neanche sufficiente avere effettuato centinaia di interventi, se la relazione tra medico e paziente si riduce a un numero.

Da sempre ho impostato la mia attività su due aspetti di pratica medica precisi.

Il primo è la capacità di spiegare e raccontare ai miei pazienti tutti i passaggi, dalla visita all’intervento. Per condividere la consapevolezza di ogni scelta. In questo modo la diagnosi finale è approfondita e completa e consente di affrontare la cura in modo diretto.

Il secondo aspetto è legato alla fitta rete di oculisti qualificati e specializzati che ho potuto e saputo costruire attorno a me: qualora infatti fosse necessario affrontare una patologia particolare, sarò io stesso a reindirizzare il mio paziente a un oculista specifico, per raggiungere il miglior risultato medico possibile.

Non chiederti cosa sa fare il tuo oculista. Ma cosa può davvero fare per te. E perché.

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Nelle civiltà antiche più avanzate, fino ai romani, non vi erano occhiali. Marco Tullio Cicerone scriveva al suo amico Attico – Cicerone era uno dei maggiori scrittori e statisti di Roma, morto nel 43 a.C.- che in vecchiaia non riusciva più a leggere e doveva farsi recitare ad alta voce ogni cosa dagli schiavi. Plinio …

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